Dal sé minore al Sé maggiore

In tutte le tradizioni si indica un “centro energetico”, il terzo occhio, quale porta tra anima e personalità, tra coscienza superiore e inferiore, tra mondo interiore ed esteriore. Durante l’evoluzione, allorché viene attivato dall’uomo divenuto discepolo della Sapienza, è sede della liberazione dal sé inferiore e del dominio del Sé superiore.

Dominare il terzo occhio è molto difficile. L’uomo è concentrato nel suo campo magnetico che lo tiene prigioniero. Vive nella coscienza personale, che tende solo alla forma e al concreto. Per liberarsi, escogita una serie di manovre psichiche, variabili, in parte inconsce, che a poco a poco lo abituano al distacco e dalle quali apprende verità profonde. Sono preliminari.

Durante questo periodo impara che le forme hanno natura divina e spirituale, non minacciano la sua libertà, e sono simboli, ossia scrittura, del linguaggio universale che esprime l’Uno.

Cessa allora di lottare contro le forme e inizia a svincolarsi dal sé minore e dalle sue vibrazioni egoistiche. Quando questa seconda fase sta per concludersi il discepolo sa di essere prossimo alla soglia del mondo sottile o interiore. Non è più un novizio inesperto, non è ancora un sapiente. Sente che la libertà dell’Infinito è a portata di mano, e che l’ultima mossa spetta a lui, e a lui solo…

In altre parole, per illustrare meglio questo sviluppo, il terzo occhio è definibile come quel centro psichico dove il sé minore e il maggiore, in reciproco e mutevole rapporto, sono in contatto con il Tutto. È il luogo della divina proporzione. In quel centro il discepolo passa dalla minore alla maggior vita. Lascia in basso ciò che è basso, getta zavorra e si lascia trasportare in alto, nella “Terra promessa”. Abbandona il mondo dei divieti, delle leggi, dei decreti, delle sanzioni e sale in quelle regioni sottili dove vige come regola unica la libera armonia.

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