Il tesoro delle parole: il percorso di scoperta

C’era proprio bisogno di coniare una parola nuova, etimosofia, per definire la ricerca di “consapevolezza dell’essenza della parola”?

Ci siamo risposti di sì, perché la sua creazione intende sottolineare ed alimentare un approccio nuovo all’uso del linguaggio verbale.

E’ importante affermare subito che si tratta, semplicemente, di un “laboratorio sulla parola”, che viene frequentato e sviluppato da tutti gli interessati.

Se etimosofia fosse stato ideato per appartenere al gergo di una cerchia ristretta, non potrebbe essere lo strumento di confronto e condivisione che si desidera.

Nel processo di scoperta di una parola, possiamo individuare tre fasi:

–       la formulazione di una domanda su un termine, mossa dal desiderio di approfondire il suo vero significato;

–       l’indagine della scienza etimologica, basata necessariamente su testi, per scoprire quell’unico suono originario che trova echi in molteplici lingue affini. E’ la vibrazione che apre uno spiraglio nella Torre di Babele!

–       lo sviluppo delle intuizioni che la scoperta di quel suono fa scaturire.

Ad esempio, se ci domandiamo qual è l’etimo della parola “mente”, scopriamo che è *MA-, radice che esprime l’idea di misura, rapporto, e notiamo che è il termine man a designare  l’uomo in Inglese e Tedesco: dall’identità di “mente”, “rapporto” e “uomo”, non nascono infinite intuizioni?

Dalla domanda su un nome, dall’esplorazione di apparenti remote lontananze di varie lingue, scoprendo l’idea espressa da quell’unico suono originario, si aprono infiniti orizzonti al processo intuitivo.

Solo la fase mediana si basa dunque sullo studio etimologico, la cui conoscenza mettiamo a disposizione per quanto possibile: la domanda che la precede e i lampi di comprensione che la seguono, seppure questi ultimi possano essere supportati da altre ricerche, sono frutto immediato delle aspirazioni di consapevolezza di tutti coloro che s’interrogano sulla loro “vocazione”, che tendono l’orecchio alla loro  voce interiore.

Nel laboratorio della parola, aperto alla voce di ognuno, l’unica cosa veramente importante è porre domande e sviluppare insieme le risposte, anch’esse sempre protese a ulteriori intuizioni comuni.

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